Quella che nel medioevo era definita fortezza, era diventata un rudere, zona di pascolo per il gregge locale.
Spiacevolmente, nello stesso 2000, l'intera territorio della Locride viene colpito da una violentissima alluvione. Le violenti piogge si abbattono anche sul Complesso Monumentale, l'acqua si fa spazio, i detriti scendono a valle, percorrendo via Città e via Vittorio Emanuele o creando nuovi percorsi.
Ultima Rivisitazione del Palazzo Carafa 1806;
Nel 1962, scriveva Leonida Repaci: " .. Roccella .. col suo castello alto sulla rupe, prossimo a disintegrarsi, a polverizzarsi sotto la stretta del sole, il morso del vento, il lupus del salino, la marea degli uragani .Il castello, che mostra nella sua struttura di fortezza e di sede principesca i segni dell'antica nobiltà".
Ora il palazzo dei Carafa è un cadavere calcinato dagli elementi, qualche cosa che, a ogni minuto, crepa si apre, sta a crollare.
Diventato stazzo di pecore i pastori vi portan le greggi che, salendo l'erta, cercano qualche filo d'erba tra i sassi, e non trovano che le pietre crollate intorno.
– Prog: Arch. G. Polimeni – Ing. A. Alvaro
– Lit. 400.000.000 – Fondi Cassa per il Mezzogiorno
– Costruzione del Parco Collina Castello Lit. 7.500.000.000;
Progetto Rivisitato 1988
Inizio lavori 1990
Importo Lit. 8.000.000.000
Inizio Lavori 08/05/2000
Con provvedimento d'urgenza del Consiglio dei Ministri "Piano Interventi Alluvione", vengono finanziate le opere di messa in sicurezza delle Pendici del Castello.
Una prima stima economica effettuata nell'anno 2001, scaturente dalla redazione di un progetto complessivo nella sua veste definitiva, evideniziava la necessità di reperire una somma pari a circa € 20.000.000,00 (Ventimilioni di Euro) per rendere pienamente funzionale il complesso monumentale.
La probabilità di reperire per intero suddetta somma era minima e per tale motivo l'Amministrazione Comunale ha deciso, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per la Calabria, l'Università Mediterranea Dipartimento PAU , con i quali aveva stipulato un protocollo d'intesa per il recupero dell'intero bene, di suddividere l'intero intervento in diverse fasi chiamate "UMI (Unità minime d'intervento)".